Un romanzo che è una riflessione intima sullo stato della propria vita, una confessione privata di ciò che si è diventati o non diventati: Elisa Ruotolo racconta un sentire che è il suo e insieme quello dei suoi avi.
Quel luogo a me proibito, Feltrinelli 2021, è un diario della vergogna sommersa, quella che l’educazione del non detto spesso coltiva, un senso di colpa e di responsabilità per le vite degli altri che già da bambini invade il proprio essere.
La protagonista è una donna, prima bambina, che si guarda indietro per cercare i motivi che l’hanno resa una conchiglia chiusa al mondo. Sente di aver raggiunto i quarant’anni senza aver vissuto, il tempo non lo ha mai afferrato e così l’ha perduto tra dubbi senza risposta e capolavori di obbedienza.
Le vite insoddisfatte della madre e del padre, persone umili abituate alla fatica ma non alla tenerezza, fungono da modello per questa bambina, che cresce con la sola idea di non deludere le loro regole. Vorrebbe sapere di più dei suoi nonni, delle persone che hanno abitato il suo sangue prima di lei, vorrebbe conoscere se stessa attraverso i racconti degli adulti. Ma queste parole implorate non arrivano. Il silenzio della vergogna, per un passato solo avvertito, ma che aleggia come uno spettro sulle loro vite, la inibisce di fronte a ogni possibilità di vivere.
Come una spugna ipersensibile, sente su di sé la somma del dolore altrui, la colpa che la chiesa cattolica attribuisce alla carne e specialmente alla figura femminile. Lo stato di paura con cui viene cresciuta è tipico di molte famiglie all’antica – nel senso peggiore del termine – che educano alla non-libertà, a non fare per non venire giudicati. Una società paesana nella quale il mancato pettegolezzo su di sé viene barattato a costo della felicità.
La bambina che osserva gli altri vivere, ne invidia la spensieratezza; ha timore del mondo maschile che vede, così violento nelle parole, sporco nella gestualità. Non ha esempi di amore né di umanità, la bambina cresce pensandosi immortale, ferma stoicamente entro il limite che la separa con l’inferno che sta fuori.
In questo modo, si rende invisibile agli altri, si isola in una bolla temporale che oscilla tra il luogo interdetto della memoria e il presente che scorre. Non riesce a fermarsi in nessuno dei due.
Il rifugio diventano i libri, come spesso accade, dove la libertà è a portata di mano.
Un giorno questa donna quarantenne, che non aveva mai incontrato un uomo né l’amore, incrocia provvidenzialmente Andrea. Lui cerca di salvarla, tenta di aprire le sue imposte per fare finalmente luce, pur rispettandola nei suoi tempi e nei suoi limiti. Ma il corpo è ancora un territorio inesplorato, il cuore non è allenato per le scosse della vita.
Quel luogo proibito sono i ricordi, sono i giochi, sono le corse perdifiato, sono gli sbagli, sono i rimorsi, sono gli abbracci, sono la vita della madre da bambina, sono la nonna che cresce una figlia da sola, l’amore tra i suoi genitori, la spiegazione alle cose che accadono, l’amore, il sesso, il fidarsi dell’altro, abbandonare il proprio corpo al desiderio, smettere il controllo, arrendersi alla finitudine.
Francesca Attiani